Vasco Barbieri: “La musica, il mio strumento di crescita. “The Turtle” un invito alla scoperta di se stessi”

Vasco Barbieri, classe 1985, è un compositore e filosofo. Segnato dal grave incidente subito nel 1993, si è avvicinato così alla musica ed in particolare ad uno strumento, il pianoforte. Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con lui e ci ha svelato così i suoi progetti.

Come ti sei avvicinato alla musica?

Il mio incontro con la musica è stato progressivo. All’inizio è stata una risorsa per rientrare in contatto con il mondo esterno dopo aver avuto un grave incidente a sette anni, perché mi aveva abbassato moltissimo la vista. Quindi dovetti sviluppare l’udito e l’ascolto e, in questo modo, un po’ come la “Leggenda del pianista sull’oceano”, imparai a sentire il mondo attraverso le note musicali. Col tempo, invece, quasi volesse rimproverarmi, la musica è diventata lo strumento per entrare in contatto con me stesso e scandagliare gli angoli più reconditi del mio inconscio. Il mio incontro con la musica oggi, in un certo senso, è diventato catartico, perché mi costringe a mettermi davanti a me i miei limiti e affrontarli, oppure accettarli. La musica è stato il mio strumento di crescita.

Quanto ti ha cambiato quel brutto evento che ti è accaduto?

Radicalmente. A 7 anni sono caduto dal secondo piano e sono finito in un coma di 20 giorni da cui sono riemerso “completamente nuovo”; avevo totalmente cancellato i ricordi delle mie prime esperienze. Che questo sia stato un bene o un male non sono in grado di definirlo in assoluto perché, se da una parte mi ha costretto a ricominciare più velocemente, perché la gente mi dava 8 anni mentre io mi sentivo appena nato, dall’altra mi ha permesso di scoprire e indagare questa realtà con un nuovo entusiasmo. Penso che uno shift del genere abbia segnato molte persone in senso rivoluzionario, non solo in bene o in male. Per cui suono come se non ci fosse stato uno ieri o un domani, ma solo un adesso che ha perennemente bisogno di essere espresso con maggiore emozione. 

Ad appena 9 anni, hai iniziato a studiare musica in America, che ricordi conservi di quell’esperienza?

Dato il mio bisogno e propensione verso la musica, i miei genitori pensarono che un incontro più metodico con questa disciplina potesse farmi comprendere meglio a cosa mi stavo appassionando. Ricordo che in quella scuola, in Ohio, ci lasciavano per lunghe ore da soli davanti al pianoforte, ricoperti di spartiti di musica classica da eseguire da soli. Forse da quell’esperienza ho tratto la convinzione che i risultati si possono ottenere in più modi e non solo come t’impongono i maestri. Ricordo la mia attitudine ad aggiungere o levare qualcosa alle partiture a mio piacimento… cosa che non andava ovviamente a genio agli insegnanti ma che mi aiutava a colorare tutta quella geometria musicale affinché mi riuscisse più familiare. 

“The Turtle” è il tuo nuovo album. Qual è il filo conduttore di questo lavoro?

Scoprire se stessi. Ogni canzone mi è arrivata in una fase in cui avevo toccato il fondo per ridarmi coraggio e farmi affrontare le mie paure. Ho scelto perciò di condividere questi suggerimenti che mi sono arrivati perché penso che in fase di crescita e auto accettazione ognuno possa incorrere in simili momenti. Questo album vuole perciò essere un invito alla maturazione e alla riscoperta di se stessi.

“Hey” è il tuo ultimo singolo. Com’è nato? Che cosa vuoi trasmettere al pubblico con questo brano?

“Hey” è la canzone che ha dato il via al progetto di “The Turtle”, che mi ha convinto a riprendere quei brani importanti per la mia crescita e farne un album. E’ la canzone che mi ha dato il coraggio di rialzarmi e presentarmi. In italiano si potrebbe tradurre il titolo con uno “Sveglia”, perché questa canzone invita a lanciarsi abbandonando tutte le vergogne e titubanze. E’ il mio cavallo di battaglia, per questo ho deciso di farla uscire come singolo insieme all’album, perché fa parte del progetto e va ascoltata anche da sola, perché in sé si riassume il significato dell’intero progetto. 

Progetti in cantiere?

Non riesco a smettere di scrivere. Recentemente ho voluto cimentarmi anche con canzoni in italiano, che mi stanno facendo scoprire aspetti di me e del mio inconscio che non avevo ancora approfondito realmente. Questi mi stanno permettendo di raggiungere ulteriori confini del mio essere, che presto, sono convinto, meriteranno di essere cantati in pubblico. Per ore farò il possibile affinché il mio album “The Turtle” raggiunga quante più persone possibili. 

Cos’è per te… (citando il nostro sito) … “uno spettacolo nel cassetto?”

Per me in ogni cassetto è possibile trovare uno spettacolo; sta alla nostra immaginazione e fantasia riuscire a rendere ogni momento favoloso. I cassetti sono quelli del nostro passato, dei nostri ricordi e dei nostri appunti, dei cambi di stagione. Talvolta capita che per resistere uno debba fare i conti con il passato e perciò s’immerge nei propri cassetti e scopre album fotografici, appunti, poesie, lettere non terminate. Quello è uno spettacolo: rendersi conto di quanto siamo stati variopinti e dei tentativi che abbiamo fatto. Oppure aprire randomicamente tutti i cassetti della realtà per scoprire il perché è fatta proprio in quel modo. Trovare “uno spettacolo in un cassetto” è quell’atteggiamento genuino che ci porta ancora a meravigliarci e a coltivare la speranza di essere sorpresi.

V’invito a scoprire perciò tutti i cassetti di questa nostra tartaruga seguendo vascobarbierimusic sui social. Rimaniamo ricercatori, rimaniamo cantanti!

Lascia un commento