Salvatore Giglio è uno scrittore nato a Catania nel 1976. Appassionato di letteratura, cinema e di calcio ha cominciato da giovane a scrivere poesie e racconti brevi. “Il cielo sopra Bellini” è la sua prima raccolta.

Puoi raccontarci un po’ la tua passione per la scrittura?
Buongiorno a tutti i lettori e le lettrici del vostro blog. Da piccolo soffrivo di una fastidiosa balbuzie, mi crucciavo di non essere libero di usare le parole che volevo in libertà, poiché spesso dovevo usarne altre magari non adatte per potere in qualche modo comunicare. A scuola scelsi di sostenere molte interrogazioni scritte per aggirare l’ostacolo, così mi accorsi che potevo esprimermi liberamente utilizzando tutte le parole che la nostra stupenda lingua ci mette a disposizione. A poco a poco quest’esigenza diventò una passione che cercai di valorizzare attraverso tante buone letture e tante ore passate a scrivere piccoli racconti.
“Il cielo sopra Bellini”. Puoi parlarcene?
“Il cielo sopra Bellini” è una raccolta di attimi e di immagini, racconti che fotografano momenti di vita della nostra città. Si può leggere tutto d’un fiato o assaporare a poco a poco, come il calice di buon vino. Nel primo capitolo “Paesaggi metropolitani”, attraversa le quattro stagioni: esordisce raccontando le luci discrete d’autunno, si tuffa nell’inverno e, passando attraverso la tre giorni della festa di Sant’Agata, approda in primavera scorgendo un promettente alberello che odora di zagara, in un viale della città. Infine, viene accecato dall’estate delle spiagge della Plaja. L’ultimo capitolo racconta il Calcio di una volta, le suggestioni degli anni Ottanta, spazzate via dal Calcio moderno.
Vuole essere un umile omaggio ad Eduardo Galeano, Osvaldo Soriano, Nick Hornby e, consentitemi, alla maglia rossazzurra, i colori della mia città e della mia squadra.
Avventurandovi nella lettura potrete imbattervi in un anziano che si ferma in preghiera davanti una delle tante edicole votive in giro per il centro, conoscerete il posto dove molti bambini avevano l’ordine di recarsi in caso di smarrimento nella folla durante la festa di Sant’Agata e capirete cosa hanno in comune un gatto di porcellana e Aldo Cantarutti, il celebre attaccante del Catania negli anni Ottanta.
E se pensate che la lettura sia interessante solo per i catanesi vi sbagliate. In un certo senso diventa anche una particolare “guida turistica” per chi vuole visitare Catania da ospite, entrando in contatto con la sua anima.
Progetti in cantiere?
Nel mio immediato futuro spero di continuare a scrivere storie e racconti, di rubare minuti ai doveri quotidiani che talvolta ci facogitano, per donarli a questa mia passione. Non mi pongo scadenze, non voglio diventi un “lavoro” vero e proprio con obblighi e termini; tutto deve germogliare spontaneamente, deve essere partorito con passione, questo è l’unica regola a cui mi attengo. Mi piacerebbe ambientare i miei racconti in epoche lontane, questa potrebbe essere la mia prossima sfida.
Cos’è per te… “Uno spettacolo nel cassetto”?
Queste parole mi fanno venire in mente opere d’arte realizzate ma mai mostrate, per timore del giudizio degli altri; succede spesso che chi crea sia restio a divulgare la propria opera, decretandone l’oblio, relegandola per sempre nel “cassetto”. Auspico che tutti gli spettacoli nel cassetto prendano vita, che ognuno di noi abbia il coraggio e la forza di volontà di scommettere su ciò che realizza.