Alberto Cioni: “”Uno” è un romanzo di formazione. Forse scriverò la sua continuazione”

Oggi abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Alberto Cioni, uno scrittore di Empoli. “Uno” è il suo primo romanzo.

Com’è sbocciata la tua passione per il mondo della scrittura?

La scrittura mi è quasi sempre arrivata in modo abbastanza naturale, soprattutto per quanto riguarda i miei scritti privati. Scrivere è per me un impulso spontaneo, un po’ come parlare. Questa è stata accompagnata dall’abituale lettura di romanzi, racconti, saggi etc., passioni che nel tempo mi hanno spinto e convinto verso l’idea di concepire qualcosa di compiuto e di renderlo pubblico, e così alcune bozze tra i miei scritti hanno iniziato a prendere sempre più una forma romanzesca, fino all’esito finale con la pubblicazione di “Uno”, il mio primo romanzo.

Le tue principali esperienze in carriera…

Come esperienze di lavoro forse la mia collaborazione nel 2001 con la BBC inglese come redattore di dialoghi e di testi di lingua italiana per una trasmissione televisiva dal titolo Italian Journey. Si trattava di un programma sulla promozione e sulla conoscenza della lingua italiana in Gran Bretagna, che era ambientata in alcune città italiane tra cui Viareggio e Bologna. Avevo seguito in Toscana per qualche giorno la troupe britannica durante il loro reportage/documentario, poi in fase di montaggio un loro responsabile mi propose, in quanto ero uno studente universitario di letteratura italiana, di collaborare alla redazione dei testi e dei dialoghi presso la loro sede londinese BBC White City. E così mi sono trasferito a Londra per un po’ di tempo per finire di realizzare con loro questo programma per la televisione. 

Un’altra importante esperienza è stato il lavoro sul libro autobiografico di Giuliana Rossi (la moglie fiorentina di Carmelo Bene) dal titolo I miei anni con Carmelo Bene, pubblicato da EdM nel 2005. Un lavoro che è durato circa un anno, dove ho trascritto le memorie dell’autrice, e curato la parte iconografica del libro. 

Poi ci sono state per me altre importanti collaborazioni con i giornali tra cui il Corriere Fiorentino/Corriere della Sera. 

“Uno” è la tua ultima opera. Vuoi parlarcene?

Si tratta di un romanzo di formazione. Il libro è narrato in prima persona dal protagonista, Pietro Neveni, un giovane di umili origini con grandi aspettative su se stesso, soprattutto di affermarsi come scrittore. Il romanzo attraversa alcune fasi: dall’ascesa del protagonista dal suo paese di provincia verso la temporanea sosta a Milano, dove prima si iscrive all’Università senza quasi mai frequentarla, mentre più tardi trova un lavoro come assistente bibliotecario. Nel frattempo incontra François, un ragazzo parigino che studia all’Accademia di Belle Arti, un incontro che cambierà il corso del suo destino. Grazie a questo nuovo amico, con cui nasce un’amicizia intellettuale, Pietro si trasferisce a Parigi, dove in gran parte è ambientato il romanzo, città in cui compierà nuove esperienze di vita e si consolideranno le sue ambizioni letterarie.

A chi consiglieresti il tuo libro?

Lo consiglierei ai giovani di ambo i sessi, per il fatto che sono presenti nel libro personaggi maschili e femminili che hanno un’età tra i diciotto e i trent’anni circa. Ma pure agli adulti, dove nella narrazione letteraria anch’essi sono rappresentati tramite alcune figure di rilievo che ruotano intorno al protagonista. Inoltre il romanzo è ambientato tra gli anni ’80 e i primi anni ’90, e i lettori più adulti verosimilmente potrebbero trovare un riscontro con i personaggi giovanili ritratti nel libro, con i quali possono rivivere all’incirca gli stessi anni e in parte alcune esperienze della loro gioventù.

Hai dei progetti in cantiere?

Al momento solo qualche idea, tra cui forse di scrivere il continuo di “Uno”, con altri personaggi e in altri contesti. 

Cos’è per te… (citando il nostro sito)… “uno spettacolo nel cassetto”?

Direi come un sogno nascosto, che un giorno si realizzerà magari ancora meglio di come era stato inizialmente sognato.

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