Anna Cantagallo è un medico ed una scrittrice romana. “Arazzo Familiare” è il suo nuovo romanzo, una saga tutta al femminile. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla, e lei ci ha risposto con estrema profondità e raffinatezza.

Come ti sei avvicinata al mondo della scrittura?
Mi sono avvicinata al mondo della scrittura con dei libri scientifici divulgativi che riguardavano il mio mondo professionale. Avevo notato, infatti, una certa difficoltà nei pazienti a comprendere le informazioni a loro fornite con parole troppo tecniche. Così è nata la collana di cinque volumi de La scienza in cucina, editi da Gremese editore.
Il tuo primo scritto…
Alcuni racconti che ho tenuto nel cassetto. Quando si inizia a scrivere, inevitabilmente, ci si rivolge ai ricordi personali. L’impulso a scrivere nasce dal desiderio di mettere ordine nei propri pensieri per capire le dinamiche di alcuni avvenimenti. Nel buttar giù quei racconti anche io ho fatto così, condendo la realtà dei fatti con la fantasia. Credo che il processo mi sia stato utile. Con gli occhi di oggi, quei primi scritti mi sembrano troppo introspettivi. Meglio lasciarli lì dove li avevo riposti.
Com’è nata la saga “Arazzo Familiare”?
“Arazzo Familiare” nasce durante la maturità. Abbandonati i momenti di introspezione giovanile, ho iniziato a riflettere sulla condizione della donna d’oggi e sulle dinamiche che hanno condotto alla consapevolezza di sé. Sono arrivata alla conclusione che dovevo ricercare nelle generazioni precedenti le condizioni che hanno sollecitato la coscienza femminile. Ho creato un ambiente storico che copre ottant’anni di storia, dove la vita di tre donne si interfaccia con gli avvenimenti importanti del Novecento come le due guerre mondiali e il movimento del ’68. Ho seminato molti indizi che danno alle scelte delle protagoniste il valore di una nuova presa di coscienza.

Che cosa ne pensi della figura della donna oggi?
La donna d’oggi può aspirare a un futuro professionale impensabile fino a pochi anni fa. La scolarizzazione alla portata di chi si vuole impegnare permette di immaginarsi in ogni campo della vita professionale e pubblica. Purtroppo, troppo spesso i sogni si infrangono nella realtà. L’ apertura alla carriera e ai riconoscimenti dovuti alle donne è condizionata da pregiudizi storici a tutt’oggi persistenti. Gli uomini, che da sempre hanno detenuto il potere, guardano con apprensione questa nuova donna che li potrebbe detronizzare. Il timore maschile si traduce in attentati di vario genere all’autostima femminile, ancora troppo fragile. Inoltre, in Italia non vi è una organizzazione sociale adeguata che possa rispondere appieno al doppio bisogno della donna: quello di realizzarsi come individuo e come madre.
Progetti in cantiere?
Sono impegnata a scrivere il sequel di “Arazzo Familiare”. Ho lasciato alcune situazioni non del tutto risolte che stanno incuriosendo i lettori. Una giovane lettrice mi ha chiesto un indizio, qualche indiscrezione per capire come sarà il proseguimento della storia. A lei ho risposto che l’ultima donna della saga, quella che ha vissuto il ’68, si troverà a confrontarsi con il dilemma degli affetti.
Cos’è per te… “uno spettacolo nel cassetto”?
Lo spettacolo nel cassetto è anche un sogno nel cassetto. Non sono molto ottimista sulla riapertura dei teatri, penalizzati da scarsissimi supporti economici ma, soprattutto, temo la chiusura definitiva di quelli piccoli sopravvissuti fino a ieri solo per l’entusiasmo e la dedizione di chi coltiva questa arte. Chi del teatro è parte attiva come l’autore, o il regista e l’attore è disposto a tutto, anche ad auto sovvenzionarsi, per andare in scena.
Io sogno di fare dei corsi di scrittura teatrale ai giovani delle scuole superiori. Una precedente esperienza fatta con una struttura universitaria di Roma, dove esiste un corso di teatro per migliorare l’empatia degli operatori sanitari, ha dato ottimi frutti. La scrittura teatrale è un buon sistema per conoscere le dinamiche emotive tra gli individui. Così è stato codificato dal sommo Aristotele nella Poetica.