Michele Mud: “Spero che chi ascolta “Chiedimi come sto” possa ritrovare il desiderio di costruire relazioni vere”

Oggi abbiamo avuto l’onore di intervistare Michele Mud, il quale ci ha presentato le collaborazioni presenti all’interno del suo album, i progetti futuri ed il suo speciale… “spettacolo nel cassetto”.

Perchè questo nome d’arte?

Mud in inglese significa fango. Il fango tiene insieme l’acqua e la terra. E per me rappresenta il senso della ricerca di ogni giorno: cercare di tenere insieme la parte limpida della vita, come i nostri sogni, le passioni, gli ideali con la fatica quotidiana, lo sporcarsi le mani nella terra per arrivare a fine mese. Sono due elementi che cerco di tenere sempre insieme. Poi vivo lungo un grande fiume e portarmi dietro il suo fango mi ricorda ogni giorno che la terra su cui vivo è una terra strappata al fiume. Che ogni giorno potrebbe decidere di riprendersela e che dobbiamo ritrovare un uovo equilibrio col mondo in cui viviamo. 

“Chiedimi come sto” com’è nato questo brano? Quale messaggio vuoi lanciare a chi l’ascolta?

 “Chiedimi come sto”, nasce dal pensare quanto la domanda che ci facciamo tutti i giorni con una certa leggerezza sia, in realtà, la domanda più profonda che si possa fare ad un essere umano. Una domanda che sbrighiamo in pochi secondi ma che in realtà, se fossimo veramente interessati alla risposta, avrebbe bisogno di minuti, di ore, di pazienza, di ascolto reciproco. Tutte cose che in questo tempo sono sempre più rare e di cui io sento il bisogno. In un tempo di fake news, di insulti quotidiani, di violenza domestica, era un bisogno di verità, di strette di mano, di guardarsi negli occhi mentre si sussurrano frasi importanti. Spero che per un attimo, chi lo ascolta, possa ritrovare il desiderio di relazioni vere, di costruire relazioni, fiducia.

Hai dei progetti in cantiere?

Sicuramente l’album “L’amore non ha ragione” in cui si trova “Chiedimi come sto” avrà ancora un po’ di vita. Essendo uscito in questo strano tempo ed avendo al suo interno tanti brani a cui tengo e con bellissime collaborazioni a cui voglio dare spazio, mi accompagnerà ancora per un po’. Nel frattempo sto già lavorando per costruire nuove relazioni, collaborazioni, per farmi trovare pronto nel momento in cui si ripartirà con i live. E perchè non anche con nuove idee a cui dare vita quando tutto questo sarà passato.

Sogni una collaborazione in particolare…

Già in questo album ci sono collaborazioni per me bellissime. Pensare di avere nel mio album Omar Pedrini, Tommaso Cerasuolo, Enrico Zapparoli, la Banda Rulli Frulli come Elia Garutti, Rossana Carraro è una gioia incredibile. Sono tutte collaborazioni che nascono dall’amicizia. Sono tutti amici che in questi anni ho conosciuto e che ho coinvolto in questo progetto. Ciascuno ha dato la propria personalità ad un brano. Erano tutti brani che sentivo incompleti se fatti sono da me e ciascuno di loro è riuscito a completare, con i propri colori, la parte mancante. La cosa che spero veramente e di poter avere nuove collaborazioni in quest’ottica: di avere nuovi amici che incontro lungo il cammino e che possano far parte dei miei prossimi album arricchendo un po’ del mio percorso.

Cos’è per te… (citando il nostro sito) …”uno spettacolo nel cassetto”?

Il mio spettacolo nel cassetto è un “concept” che ho davvero nel cassetto da un po’ di tempo. Uno spettacolo musicale con canzoni e monologhi sul tema della femminilità. Sono convinto che stiamo vivendo un tempo in cui la figura della donna per molti aspetti sta tornando a vivere situazioni che speravamo passate nel tempo. E penso che un ruolo importante in questo ce l’abbia il soffocamento del femminile. Non solo nella donna ma anche nell’uomo. Ognuno di noi ha dentro di sè il bianco e il nero, il maschile e il femminile, il buono e il cattivo. E viviamo un tempo in cui il desiderio di vittoria, di sopraffazione, di emersione, sta schiacciando la pulsione verso la solidarietà, verso la collaborazione, verso l’empatia. Che sono altrettanto parte dell’essere umano, sono pulsioni altrettanto umane che però culturalmente tendiamo a considerare debolezza. Mentre sono la forza dell’essere umano. Mi piacerebbe poter portare, un giorno, sul palco uno spettacolo che parli di questo.

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